sabato 8 ottobre 2011

I-visto?

Steve Jobs è morto.
E pazienza, aggiungo io.
Sono rimasto a dir poco colpito dalle manifestazioni di cordoglio planetarie per un multimiliardario che ha inventato un prodotto elitario e costosissimo che, fondamentalmente, ci ha resi tutti schiavi.
Schiavi di iPhone, iPad, Mac, iTunes e anche ci i-rotto i coglioni.
Perfino i giornali hanno dedicato pagine e pagine, ettolitri d’inchiostro per incensare e venerare un tizio che ha concepito un telefono che non ha accesso alla batteria, quindi, Dio non voglia, si presentassero dei problemi, i possessori di iPhone lo dovrebbero prendere e portarlo in Apple Store, pagando quanto chiedono e aspettando quanto vogliono.
Repubblica.it ha addirittura programmato una striscia sopra il titolo per accogliere i messaggi degli affranti consumatori.
Perché questo siamo, non dimenticatelo mai.
Consumatori.
Non persone, individui, esseri senzienti.
Consumatori.
Il motivo che spinge a esprimere il mio pensiero, però, è da ricercare a qualche giorno addietro quando a Bologna è stato inaugurato il primo (e speriamo ultimo) Apple Store.
Scene imbarazzanti, a limite del grottesco. Per avere idee più chiare cercate il video su ilfattoquotidiano.it: c’è gente veramente fuori di testa.
Un ragazzino di forse diciassette anni racconta fiero che si sta facendo tutte le inaugurazioni di questi store in tutta Italia. Un mio amico (P. Il Nero) ha fatto lo stesso per il tour dei Pearl Jam. Massimo rispetto.
Vorrei chiedere ai genitori di questo pischello se il sabato sera lo fanno uscire o se vuole uscire, se si stacca ogni tanto da quel computer, se sporadicamente va a giocare a basket, se sa riparare la camera d’aria di una ruota.
Una ragazza passando in via Rizzoli sullo scooter viene bloccata dal giornalista e le viene chiesto cosa ne pensa.
“ Questi qua fanno la fila alle tre di notte solo per vedere e toccare prodotti che non si potranno  mai permettere. “ . Risposta solamente magnifica.
Un altro giovanotto, Mac-dotato chiaramente, seduto interra pontificava sul fatto che ai primi dieci, credo, avrebbero regalato il telefono. Sentendo questa solenne minchiata, un ragazzo fuori dalla coda (parecchio più assennato, mi sento di affermare) pensa di non aver afferrato il concetto.
“ Mi stai dicendo che vi regalano l’iPhone? “ chiede con accento meridionale.
L’altro, colto in fallo, ammette
“ No, ti danno la colazione. “
Il primo ride e indica le Due Torri.
“ Guarda che là sotto, cappuccino e brioche 2 euro. “
Tralasciando i cori da stadio dei commessi del negozio, manco fosse caduto il governo e Berlusconi avesse deciso di espatriare.
Tutta questa faccenda mi ha lasciato di cattivo umore per ore, se non giorni.
Tre giorni fa accendo il mio laptop (che non è un Mac) e scopro che Jobs è morto.
Umanamente, non posso dire di essere contento.
Mi dispiace quando qualcuno muore avendo perso, come tutti, persone care.
Quello che mi ha mandato in bestia sono stati gli iPad con le candele, i messaggi iperbolici (uno su tutti: “ God is dead. “), i paragoni sfrontati con le menti realmente geniali del passato come Edison, veri e propri artigiani in terre sconosciute, dotate solo del loro intelletto e della consapevolezza di essere d’aiuto a tutta la popolazione terrestre.
Jobs ha fatto un computer.
Bello, veloce, sicuro e tutto quello che volete.
Incompatibile con qualunque altro programma non fornito da Apple.
iPod.
Meraviglioso, di tendenza, alta qualità del suono.
Stesso problema di sopra: incompatibile. Ti serve iTunes, sennò t’attacchi.
Mi sono trovato costretto a pensare ai coniugi Curie, a Sabin, a Enrico Fermi, ad Albert Einstein, a Andrew Wiles, al Mahatma Gandhi, a Martin Luther King, a Grazia Deledda e la lista potrebbe continuare ed essere pressoché infinita.
Persone che hanno realmente cercato di cambiare il mondo, arrivandoci più o meno vicino, con tutte le critiche del caso.
Qualcuno mi spiega a che cazzo serve un portatile che non ha nemmeno un maledetta presa usb (vedi Mac Air)?
Dovrebbe essere circa la stessa utilità che hanno i SUV di gran lusso…
Questa è la parabola del consumismo e del nostro sistema altamente capitalistico.
Qualcuno ci dice che quel lettore musicale con l’interfaccia a rotella è meglio degli altri, basta solo pagare le cuffie 50-70 euro. Ne ho acquistato un paio magnifiche a 12 euro.
Gli oggetti sono semplicemente oggetti e dovrebbero poter essere riparati, non prendere l’iPhone4 e buttarlo dal balcone in quanto è uscito il 5.
Di fronte a tutta questa pantomima, sento un disagio interiore che forse trasferito in forma scritta mi abbandonerà, ma non riesco a capire come può un semplicissimo imprenditore, fantasioso e illuminato ad libitum, essere elevato a padre di un tempo e di svariate generazioni.
Non capisco perché bisogna stare alle due del mattino in fila al freddo al fine di entrare per primi in un negozio (quello è, mica l’Arca dell’Alleanza o lo Stargate) visto che il giorno dopo e tutti quelli a venire sarà ancora lì.
Le stesse funzioni e la stessa memoria di un iPod possono essere raggiunte da un qualsiasi altro sistema di riproduzione, le cuffie o gli auricolari di prestazioni analoghe si possono trovare a un quinto del prezzo di quelle Apple.
E invece no.
Apple Generation, Safari, mele morse, affamati e folli.
Oggetti che incatenato la mente, iPad come paraocchi, zavorre di iPhone nelle coscienze.
Software open source, etere libero, banda larga per tutti, libera circolazione delle idee e delle informazioni, questa sì che sarebbe una vera e bella rivoluzione.
Non metto in dubbio che probabilmente un Mac può essere utile, ma non più di un altro computer: sono sempre e solo schede di memoria, chip prodotti in Cina e programmi.
Pace all’anima di Steve Jobs, ovunque si trovi.
E pace a tutti i genitori che si tolgono il pane dalla bocca per mandare i figli a scuola.
Pace ai maestri di scuola, ogni giorno in trincea.
Pace ai ricercatori medici che cercano cure e non farmaci per malattie terribili.
Pace a chi cerca la pace e un nuovo sistema di vita.
Se dovessi prendere in parola il buon Steve nel suo famosissimo discorso, allora cercherei un modo affinché non ci fosse più bisogno di status symbol, mobilità ed economia sostenibile, distruzione di multinazionali tentacolari e via discorrendo, restando folli e affamati.

Stay young, be brave.

Zetton, Il Mostro Spaziale.

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